sabato 4 luglio 2015

LA RIVINCITA DEL PYROCOCCUS FURIOSUS Ovvero: è possibile fare a meno del petrolio?- testo integrale dell'articolo di Teri Volini pubblicato su La Grande Lucania di maggio/giugno 2015

LA RIVINCITA DEL PYROCOCCUS FURIOSUS 

Ovvero: è possibile fare a meno del petrolio?
Nel precedente articolo di aprile su La G. L.,Trivelle di morte e trivelle di vita, mettevo a confronto le due modalità di possibile uso delle trivelle, quella utile alla estrazione di petrolio -  sempre più invasiva  man mano che le quantità del cosiddetto oro nero diminuiscono -  e di contro quelle per  cercare  acqua ed aiutare popolazioni in cui la mancanza del prezioso elemento è drammatica. 
Mettevo in evidenza quanto  due modalità così diverse  si facessero implicitamente portatrici  l’una di morte e l’altra di vita.
In realtà esistono delle alternative al petrolio, e solo chi non è attento al bene del pianeta e alla salute propria,  della popolazione e delle future generazioni,può ancora ignorarle. Proponiamo  una descrizione sommaria di tali alternative, un’informazione di base, utile a successivi approfondimenti.

Prodotti di origine vegetale 

Usati da soli o miscelati con i carburanti tradizionali, possono sostituire la benzina e il diesel gli olii vegetali estratti da colza, girasole, soia e palma,  allo stato grezzo o trattati chimicamente; l’alcool etilico (bioetanolo, biometanolo), ottenuto da canna da zucchero, mais, e un suo derivato chimico, l’etbe. 
I più impiegati sono il biodiesel e il bioetanolo,  sostituto vegetale della benzina; in Brasile, attualmente si vendono auto (prodotte anche dalla Fiat locale) in grado di andare sia a benzina che a bioetanolo, nel miglior equilibrio tra prezzo, disponibilità e prestazioni.
Le nostre auto, con poche modifiche, già potrebbero utilizzare questi combustibili alternativi,  e presto saranno costrette a farlo: il petrolio prima o poi è destinato a esaurirsi.

Aspetti negativi: la  riduzione della  disponibilità di coltivazioni per uso alimentare, causata dalle grandi piantagioni attivate per ottenere i biocarburanti.

Biocarburanti prodotti da microalghe

Alternativa interessante sono i biocarburanti prodotti da microalghe: organismi unicellulari, fotosintetici, si moltiplicano spontaneamente in modo veloce;possono essere coltivati, adattandosi  a diverse situazioni, acque dolci o salmastre, spazi naturali o appositi siti industriali come i bioreattori.  

Non servono  grandi spazi, dato che gli impianti si sviluppano in altezza.Alle  alghe servono acqua, azoto, anidride carbonica e luce solare per potersi moltiplicare;si riproducono di continuo e  la raccolta può essere anche  giornaliera. Si ricava olio per il biodiesel, o bioetanolo, a seconda dei processi utilizzati,  e gli scarti forniscono  concime nel circuito produttivo.

Batteri  modificati geneticamente

Lo sono i batteriche riescono a produrre un biocombustibile molto simile al petrolio. Questi microorganismi agiscono su scarti della produzione agricola,canna da zucchero, crusca di scarto della molitura, paglia del grano e trucioli di abete rosso dell'industria della carta, con la capacità di degradare i materiali ligneo-cellulosici, scomponendo le molecole complesse, convertite poi in zuccheri più semplici, materia di base per i biocarburanti.
Tra i più attivi e concreti in questo ambito,il ricercatore Greg Pal, direttore del Ls9, uno dei Centri di ricerca di Silicon Valley, e il Centro di ricerca tecnologica (VTT) finlandese il progetto DISCO. Il biocarburante così ottenuto arriverebbe a costare circa la metà del petrolio, ed è ecologico: le emissioni di gas serra prodotte dalla sua combustione sono di molto inferiori a quelle prodotte dai combustibili “normali”.

La luce del sole come biocarburante

Sono dei  ricercatori americani di Harvard ad aver ideato una tecnica che trasforma la luce solare in biocarburante: hanno costruito una foglia bionica, che funziona da cella fotovoltaica, imitando  il processo di  fotosintesi clorofilliana, attraverso cui le piante utilizzano la luce solare, per trasformare acqua e anidride carbonica in zuccheri, e produrre energia.I ricercatori si sono serviti anche di un batterio, Ralstonia eutropha, che trasforma l’idrogeno in combustibile.
Una ricerca simile ha impegnato i  ricercatori dell'Università della Georgia, Stati Uniti, che, grazie al prof. Adams, ricercatore di biochimica e biologia molecolare -   hanno modificato geneticamente il Pyrococcus furiosus - microrganismo in grado di crescere a temperature estreme, anche superiori ai 100 gradi - per imitare il processo della fotosintesi,e  trasformare l’anidride carbonica in carburante.

Vantaggi: questi sistemi bypasserebbero  l’utilizzo delle piante - usate  per la produzione di   biomasse da cui ricavare combustibili - permettendo di  riservarne l’utilizzo alimentare, cosa di non poco conto per la fame nel mondo.

Problema:in entrambi i casi è la dipendenza dai combustibili fossili,sia i ricercatori di Harvard che quelli della Georgia utilizzano l'idrogeno come fonte di energia, la cui sorgente è al momento il gas naturale, combustibile fossile.

                           


Il combustibile prodotto con il Pyrococcus furiosus e con la Ralstonia eutropha,  è a zero emissioni perché, quando brucia rilascia la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearlo, il che lo rende più pulito di benzina, petrolio e carbone. 



Il primo cherosene solare

Prodotto in Europa il primo cherosene solare come carburante pulito, grazie alla ricerca del progetto europeo Solar-Jet, che hanno realizzato il primo carboturbosolare del mondo: catena di produzione di cherosene rinnovabile a base di luce concentrata come fonte di energia ad alta temperatura. Finanziato dalla C.Econ 2,2 milioni di euro, il progetto è ancora in fase sperimentale, ma i risultati fanno sperare che sia possibile produrre idrocarburi liquidi a partire da luce solare, acqua e CO2: carburante pulito e in abbondanza per aerei, automobili e altri mezzi di trasporto e tante altre  applicazioni
Olio di frittura come carburante
Si deve all'iniziativa di una cooperativa di pescatori triestini il successo di una sperimentazione singolare, che ha portato a un carburante ecologico, che non solo fa risparmiare, ma contribuisce a ridurre l’impatto ambientale: l’uso dell’olio esausto di frittura per la produzione di un biocarburante con cui alimentare i propri pescherecci, ricorrendo al quale  stimano di  risparmiare  300 mila euro ogni anno. 

Con una semplice predisposizione, i motori diesel dei pescherecci possono essere alimentati con l’olio, filtrato e trasformato in biodiesel. Partita la raccolta dell’olio usato, facilmente reperibile a basso costo tra sagre, ristoranti, friggitorie etc., per essere utilizzato come carburante subisce  un processo che  trasforma i trigliceridi dell’olio vegetale in biodiesel e glicerolo, che a sua volta può trovare diversi impieghi, ad es. nell'industria alimentare e farmaceutica.

L'olio della frittura anche a Dubai!

Che l’olio della frittura sia prezioso e possa diventare biocarburante lo sanno anche  Dubai, che sarà la prima città al mondo ad adottare il biodiesel 100%. : un carburante speciale, pulito, composto da olio usato per la cucina. Il biodiesel  B100, alimenterà le auto dell’amministrazione cittadina ed è frutto di un accordo tra il Comune e NeutralFuels LLC: un’innovazione che non comporta nemmeno il cambio del tradizionale serbatoio diesel. Nelle regioni più fredde d’Europa il biodiesel non dà il meglio di sé d’inverno, ma non è un problema inesistente negli Emirati..
La nota interessante è che le scorte di olio arriveranno in gran parte dai ristoranti McDonalds! Una sorta di risarcimento epocale …

prof.ssa TeriVolini
artista ambientalista, presidente del Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
terivolini.art@gmail.com

Collaborazione alla ricerca dati: dott. ssa Barbara Di Gregorio 

grazie se condividerete questa ricerca, citandone  la fonte, il link seguente http://terivolini.blogspot.it/2015/07/la-rivincita-del-pyrococcus-furiosus.html   





                                    








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