venerdì 25 agosto 2017

La PACE PREPOTENTE - articolo

La PACE PREPOTENTE 

Molte delle parole di uso comune vengono impiegate - automaticamente o intenzionalmente - in maniera "funzionale" alla cultura in cui viviamo, in modo vantaggioso solo per alcuni. Un esempio è il termine amore, spesso usato in un'accezione falsata, impestata di possesso, passione insensata, etc. , diventando così un mezzo per controllare le persone “amate”, che in realtà vengono tenute in ostaggio anche per tutta la vita, quando non si arriva a far loro del male se non accettano i folli parametri dell’auto- proclamatosi Despota di turno: un’interpretazione fra le più malsane del termine è alla base del femminicidio.
Paradossalmente, nella nostra tanto vantata società civile, si arriva ad accettare dei comportamenti così travisati, ad uso e consumo di chi, facendosi forte della furbizia e della prepotenza, se ne serve per il suo interesse.
C'è pace e pace

Un destino simile pesa sulla parola Pace, in cui dovrebbe essere mancante qualsiasi distorsione di senso, visto che è in ballo l'ordine mondiale e la sopravvivenza nostra e del pianeta; usata impropriamente, può determinare tragedie per singole persone e interi popoli ... È quanto succede in tante nazioni del mondo dove è la legge del più forte a prevalere, ma anche in tante famiglie.
 Ma come è possibile che un termine così basilare per la nostra vita sulla terra possa diventare un modo per condizionare, sottomettere e far tacere a proprio vantaggio persone, gruppi o intere popolazioni?
 Ciò accade quando il concetto di giustizia viene annullato e una pace falsa – sbandierata ipocritamente – permette in realtà la resa del più debole alle pretese del più forte ...
Questo, se non facciamo attenzione, è ciò che può verificarsi nel piccolo come nel grande: nell’ordine sociale/familiare e nell’ordine mondiale.

Pax Romana

D'altra parte non è certamente nuova l’idea di “servirsi” subdolamente della pace per fini strettamente egoistici: furono proprio i nostri antenati romani a stabilirlo in maniera esponenziale, coniando addirittura il termine per essi più appropriato; veniva infatti orgogliosamente chiamata Pax romana o Pax augustea la tremenda Pax Imperialis che “regnava” nel Mediterraneo, imposta ai popoli soggiogati con le armi, sottomessi con pugno di ferro dai conquistatori. 

Nessuna richiesta era possibile, tantomeno la ribellione verso qualsiasi ingiustizia, che veniva prontamente e ferocemente repressa. 

A tutt’oggi vediamo gli effetti della falsa pace non solo a livello di stati dittatoriali - in cui vengono proclamati e dati per scontati e il benessere e la felicità dei cittadini, mentre vige un agghiacciante controllo e la più assoluta manipolazione - ma anche nelle nostre culture “emancipate” nel sistema tutto e nelle comuni relazioni, a casa del nostro vicino, o forse nella nostra!

La Pace analgesica

Ovunque s’insinui il venefico fraintendimento, la Pace non rappresenta più la ricerca d’accordo, di chiarimento, della migliore soluzione, come si dovrebbe fare tra persone di buona volontà; l’appianamento delle più comuni problematiche, in pratica il tentativo inesausto di ripristinare giustizia e verità; rischia invece diventare, da un lato, un mezzo di repressione, dall'altro, un comodo “sedativo” per averla sempre vinta. 
Un vero e proprio ricatto, sia nei rapporti internazionali che nella vita sociale, nei rapporti interpersonali, nei legami, a livello amichevole o familiare, nella coppia, tra genitori e figli etc. Rischia di esser definito “guerrafondaio” chi avanza semplicemente la richiesta di esaminare un problema, di sanare una situazione non chiara, di ripristinare i propri diritti, di essere rispettato: di fare e di ricevere la cosa giusta!

Parenti serpenti

La cosa più grave è che - proprio come nel caso dell’amore – tale pericoloso e ingannevole concetto di pace non risparmia i rapporti più intimi, quelli familiari, anzi, vi prolifera nel silenzio. In questi ultimi casi, grazie alla invisibilità creata dalla vergogna di “non far sapere” agli altri ciò che accade in casa propria, la finta pace diventa una panacea per il prepotente, che può tranquillamente perseguire i propri personali interessi, “in santa pace”.


Nel caso dei familiari più prossimi, è sottile quanto tremendo, spesso nemmeno dichiarato, il ricatto emotivo, che non necessita neanche di un’eventuale imposizione o violenza, ma sottintende la noncuranza, paventa l'abbandono e altre rappresaglie, come conseguenza per chi non si adegua e non accetta “pacificamente” le soluzioni proposte dall’ “Augusto” di turno.

Quanta strada abbiamo ancora da compiere!

Teri Volini

 aruticolo pubblicato su GLB  agosto - ottobre 


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